Sui convegni

Ho recentemente partecipato al seminario sui Linked Data organizzato dall’Università di Firenze. Non scrivo per entrare nel merito degli interventi (alcuni belli, altri tremendi) che in ogni caso sono in parte già disponibili su Jlis.

Vorrei invece cogliere l’occasione per soffermarmi su alcuni aspetti tecnico-pratici sui convegni in generale, che mi sono venuti in mente durante i due giorni di Firenze.

  1. Il wireless. Non esiste che nel 2012, tanto più se si parla di informazione digitale, la sede di un convegno non abbia disponibile una rete wireless. Non esiste. Il wireless non serve per distrarsi dagli interventi, ma per approfondire quanto ascoltato, magari cercando informazioni sull’oratore, o guardando in diretta sul proprio portatile gli esempi che vengono citati, o per comunicare, condividere all’esterno ed espandere quello che sta avvenendo. Oltretutto all’ingresso veniva detto che l’accesso alla rete veniva dato solo a chi dimostrasse esigenze particolarmente urgenti: qualcuno mi spieghi cosa vuol dire.
  2. Twitter. Un buon convegno dovrebbe mettere a disposizione, oltre a un sito dedicato, anche un hashtag ufficiale. Solo alla fine del convegno ho scoperto che Karen Coyle aveva proposto di sua iniziativa un suo hashtag. Così eventuali tweet non hanno potuto essere collegati.
  3. La partecipazione. Incoraggiare gli interventi dal pubblico e la discussione è fondamentale. Questo è stato fatto, anche se un po’ timidamente. La cosa però comporta una risposta adeguata da parte del pubblico: quindi quando si fa una domanda o un intervento dalla sala:
    1. che lo si faccia al microfono. Una domanda non la si fa per sé, ma per tutti, e tutti devono sentire. Non esiste che ci si imbarazzi (ma stiamo scherzando?). Ci si prenda la responsabilità di farsi sentire, e di permettere ai colleghi di sentire.
    2. si dica il proprio nome e la propria affiliazione. Serve a contestualizzare il proprio intervento, dando quindi uno strumento per comprenderlo. Inoltre ai convegni si va per conoscere gente, dare un volto ai nomi di cui si è letto, per cui è importante, oltre che buona educazione, introdursi con una presentazione. Anche utilizzare il badge identificativo che viene dato all’ingresso secondo me è una buona pratica.
  4. La puntualità. Il convegno di Firenze, per quanto fittissimo di interventi, è stato esemplare: si è addirittura concluso in anticipo, e tutti gli oratori hanno rispettato il tempo a loro disposizione. Questo è un buon segno, e dovrebbe essere la norma.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, o se avete in mente altri elementi fondamentali che io non ho citato.

Sui convegni

E-stonia

L’Estonia è un paese molto avanzato dal punto di vista dei servizi informatici. Le reti wireless sono dovunque, tantissime (c’è davvero da sperare che non siano dannose alla salute!). Ogni pub o caffè ne offre una, quasi sempre aperta. I servizi bancari online sono diffusissimi. Gli Estoni possono votare online. Addirittura leggo che l’Estonia dispone di un esercito cibernetico per difendere il paese dagli attacchi informatici!

Però, però.

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E-stonia

Going Mobile

Interfaccia mobile
Interfaccia mobile

No, non è una citazione degli Who.

E’ solo l’annuncio che da oggi questo sito è disponibile anche tramite un’interfaccia pensata per i dispositivi mobili.

Grazie al plugin di WordPress Mobile Pack, ora il sito riconosce automaticamente il browser utilizzato, e passa alla visualizzazione “compatta” nel caso di uno smartphone, o resta su quella “normale” nel caso dei pc. Un pulsante a fondo pagina, in entrambi i casi, consente di modificare manualmente l’impostazione.

Sì, lo so, devo fare ancora un lavorone sui temi disponibili, perché quello attuale non solo non è un granché (ad esempio causa alcuni errori di rientro nel testo) ma nemmeno rende il “look and feel” del sito originale.

Però sono contento, perché non solo mi permette di essere più leggibile sugli smartphone, ma mi dà l’occasione per dirvi brevemente di quanto sia felice, da un mese a questa parte, di possedere un telefonino Android. Soprattutto qui a Tallinn, dove le reti wireless sono seconde per numero solo alle belle ragazze, avere la rete completamente a disposizione in una mano mi diverte parecchio. Mi permette di vivere “la mia vita cyborg“, come scriveva Danah Boyd in un bellissimo post tempo fa.

Oggi a lezione (tra l’altro, tenuta in teleconferenza da un professore a Graz – ma quanto siamo avanti?) potevo consultare Wikipedia quando sentivo concetti sconosciuti, o cercare la traduzione di parole che mi servivano lì per lì; potevo controllare sul calendario sincronizzato con Google Calendar data e luogo della prossima lezione, aggiornare con Identi.ca i miei amici a proposito di un curioso ritrovamento letterario nella caffetteria del campus, e farmi due risate con una carrellata random di Xkcd nelle pause.

Tempo fa volevo scrivere un lungo post sui temi descritti dalla Boyd, e farneticare un po’ sul rapporto fra tecnologia e gerontocrazia, ma poi ho desisitito; mi limito a cogliere questo pretesto per linkare al suo post e a un contemporaneo post di Virginia Gentilini sullo stesso tema – al quale tra l’altro ci sono un paio di miei commenti che purtroppo a causa di un aggiornamento ha visto perdere alcuni miei commenti.

Leggete e commentate, che su questo tema mi interessa avere le vostre opinioni!

Going Mobile