L’Estonia è un paese molto avanzato dal punto di vista dei servizi informatici. Le reti wireless sono dovunque, tantissime (c’è davvero da sperare che non siano dannose alla salute!). Ogni pub o caffè ne offre una, quasi sempre aperta. I servizi bancari online sono diffusissimi. Gli Estoni possono votare online. Addirittura leggo che l’Estonia dispone di un esercito cibernetico per difendere il paese dagli attacchi informatici!
Però, però.
Qui all’università il sistema web di registrazione degli esami ha fatto disperare mezza scuola, fra corsi che non si trovavano, password che non funzionavano, codici errati.
IVA, il sistema di e-learning usato dai nostri docenti, non è altro che un grezzo cms che ospita le slide e i pdf – non offre quasi alcuna interazione, test e questionari, valutazione del lavoro dello studente. Un sito web molto statico, con un sistema di navigazione mooolto discutibile. I servizi bibliografici non presentano nulla di innovativo – e la modalità di accesso alle risorse da remoto fa spavento per quanto inutilmente contorta (per i nerd: devi creare un tunnel ssh sul tuo pc, autenticarti con le credenziali della TLU, e attivare un proxy: pratico, no?).
Oggi all’università – non in un bar, non all’angolo di una strada – è stato impossibile lavorare per via della connessione costantemente precaria. Bastava un utente in più collegato, o un download un po’ più pesante, che la banda si assottigliava al punto da far scadere qualsiasi sessione. Mi chiedo come mai gli amministratori di rete non settino dei tetti di banda per utente, in modo da distribuire la connessione equamente ed evitare colli di bottiglia (anzi, lo chiedo agli amministratori di rete che magari mi leggono, magari ci sono ragioni tecniche per cui non è facile prevedere o controllare questi comportamenti). Il fatto è che sembrava di essere tornati ai gloriosi modem di 56k, quando ogni chiamata a un sito web ti consentiva una pausa caffè, o una sigaretta. Alla fine, chiusi i portatili con uno scatto d’ira, ce ne siamo tornati a casa.
Che cosa significa essere un paese all’avanguardia dell’informatica? Non lo so. Forse sono solo un po’ perplesso, in fondo l’altro ieri Google ha perso nel nulla 150 mila account, come dire che nessuno è senza peccato. Eppure anche per noi Italiani, incatenati all’età della pietra da cose come il decreto Pisanu (shame on us! shame on us!), a volte sembra che l’erba del vicino non sia necessariamente più verde.
Ogni volta che un Estone parla della tecnologia diffusa nel suo paese, non manca mai di ripetere la solita frase: “Skype è stato inventato in Estonia!“. Sono molto fieri di questo risultato. Bravi!, ti vien da dire, ma non basta!
Eh, IVA è proprio assurdo. Ha navigabilità pari a zero (tutto in profondità, no breadcrumbs, no motore di ricerca…)
Tutto vero (anche se le breadcrumbs sono state implementate). Più che altro è fatto davvero male: tutto in profondità, come dici tu, e gerarchizzato in maniera ridondante (e spesso incoerente!). Nessun elemento è trasversale, niente metadati (non sia mai!), e soprattutto nessuna tracciabilità dei file. Se il docente carica un compito o una lezione, non mi interessa vedere la data di upload del file, ma quella della lezione, o della scadenza del compito!
Cmq dicono che esiste una nuova versione del programma: noi siamo ancora su quella vecchia, quindi c’è da sperare che la nuova abbia un’architettura un po’ più dinamica.
Aggiungo un commento-aggiornamento: in questi giorni, l’Università si è dotata di EZ-Proxy per accedere da remoto alle risorse elettroniche. Quindi niente più tunnel e proxy, un piccolo passo in avanti è stato compiuto, alla fine 🙂